Ultimamente mi va sempre più stretto il post monotematico con la sua brava ricetta, le dosi precise, la foto di corredo e via, pronti per un’altra infornata. Dev’essere che non mi somiglia, né a come funziona la mia testa né alla mia idea di cucina. Mi piace leggerli quei post, ma non mi piace scriverli.
Una verità è che a me piace chi sa friggere senza termometro, preparare la frolla senza planetaria, aggiungere gli aromi con buon senso e approntare una torta dell’ultimo minuto senza la bilancia. Di queste persone ammiro la capacità di saper cogliere il nocciolo della questione, i muri portanti della ricetta: sanno quello che si deve assolutamente fare e quello che invece si può reinventare. Fateci caso, chi cucina così conosce poche ricette, apparentemente sono sempre le solite. Io invece se leggo una ricetta fuori dal suo contesto mi concentro sui dettagli e perdo in visione d’insieme, mi lascio catturare dalla freschezza imprevista di quella torta al papavero e mi perdo la sua “tortità”. Da quella torta non imparo a fare torte migliori.
L’altra verità è che la mia testa raramente considera una ricetta per volta ma piuttosto si fissa su un’idea, un abbinamento felice, una suggestione di estate, un sapore antico. E lo declina in una serie di varianti: difficile scegliere quale provare per prima. E se poi le altre idee me le dimentico per strada?
Sull’onda di questa onestà intellettuale, che sembra essere l’unico filo conduttore di questo primo giro di boa di Cavoli a Merenda, le ricette di quest’estate saranno improntate a una certa vaghezza: ispirazioni e indicazioni, abbinamenti e linee guida. E poi pizzichi, manciate e mood del momento. Spazio alla creatività.
Feta marinata
Questa l’ho già raccontata, di nuovo c’è solo la foto.
Si prepara a gusto: a me piace con feta a cubetti, tanti pomodori secchi, olive greche al forno e origano. Si rabbocca con l’olio dei pomodori e ci si dimentica nella parte meno fredda del frigo per una settimana (per i meno stoici basta una mezza giornata a temperatura ambiente).
Le variazioni sono infinite (molto gettonate quella di Cherrapeno e quella di David Lebovitz) c’è solo da capire qual è la vostra preferita.
Si conserva in frigo per un bel po’ purché non abbiate aggiunto aglio.
ricotta al forno ALLA feta CON olive greche e pomodori secchi
Anche della ricotta al forno ho già parlato e anche di questa si possono sperimentare tante versioni quante ve ne vengono in mente.
L’importante è ricordare la proporzione aurea -mezzo chilo di ricotta ben scolata per tre uova- e battere bene prima di aggiungere gli altri ingredienti, il resto a seconda dell’umore, purché non superi il volume di una tazza. In questo caso la feta aggiunge all’impasto sapore e morbidezza. Io l’ho frullata ma si può mettere a dadini per un insieme più delicato.
Si inforna in una teglia unta a 180 gradi per un ora o a 160 per tre quarti d’ora, in questo caso viene più morbida. Prima di sformare è meglio far compattare bene in frigo sennò si rompe (a me infatti si è rotta…)
Per chi preferisce una presentazione meno rustica invece è meglio usare stampini monoporzione di silicone (per esempio da petit four, florentines o financiérs).
muffin salati alla feta, olive greche e pomodori secchi
(Sì, sono proprio questi i muffin salvavita) Vi do la ricetta in volumi perché in questo modo è a tenuta stagna qualsiasi variazione vi venga in mente. E anche perché non sempre si ha una bilancia sottomano. (Io per esempio a Roma non ce l’ho perché chissà in quale scatola del trasloco è rimasta…) Per ora vi scrivo solo le proporzioni, nei prossimi giorni vi spiego anche perché funzionano.
Tutto quello che vi serve è un misurino da un decilitro (io ho questi dell’ikea) o in alternativa un vasetto vuoto di yogurt.
Tre vasetti di farina per tre uova, mezzo vasetto di olio leggero, un vasetto di formaggio fresco a piacere (in questo caso feta frullata, circa un etto), due vasetti di condimenti secchi a pezzetti (in questo caso mezzo vasetto di origano e il resto tra olive e pomodori secchi). Lievito chimico: tre cucchiaini. Quattro se avete tagliato i pezzi molto grossi.
Il procedimento è quello classico: si porta tutto a temperatura ambiente e si mescolano bene gli ingredienti asciutti in un recipiente e quelli umidi in un altro, anche con un po’ di anticipo. L’importante è mescolare i due impasti all’ultimo momento, subito prima di andare in forno, a 180 gradi, dieci minuti per i muffin piccoli, venti per i grandi. I tempi sono indicativi perché ogni forno fa i suoi capricci, il consiglio è di tenerli d’occhio.