6 aprile 2010

99 COLOMBE una ricetta della nonna per Sorelle Nurzia: tiramisù "destrutturato" con torrone tenero al cioccolato e liquore al caffè.



Sapevate che "della nonna" e "destrutturato" sono in cima alla lista delle parole da smettere di usare nel 2010 stilata da Dissapore?  Io lo sapevo, per cui questo è un post consapevolmente "out".

Ma per le 99 colombe -iniziativa di solidarietà che si propone di dare visibilità al marchio storico dell'Aquila "Sorelle Nurzia"- volevo una ricetta che uscisse dal quaderno delle ricette abruzzesi.


Si tratta di un libriccino consunto che custodisco gelosamente in cucina e che raccoglie i gesti e i commenti delle varie generazioni di casa: le ricette di tutti i giorni fissate da un lento succedersi di grafie oblique e quelle più esotiche come la "torta di Pescara" o la torta "Nazzarena Tonoli" (che non doveva essere una di famiglia come le tante Annuccia, zia Gilda o zia Clotilde che ricorrono tra le pagine).

Volevo una ricetta che parlasse di tradizioni che si ripetono e di famiglia riunita per riunire idealmente tutte le famiglie del grande terremoto ognuna intorno a una tavola gioiosa, una tavola che unisce chi c'è ancora e chi invece non c'è più col rinnovarsi di gesti che una volta sono stati condivisi, gesti che sono casa, torte che sono state mangiate insieme.


foto di Francesco Arena su scatti di gusto
LA RICETTA


Se la nonna già "destrutturava" il tiramisù in anni non sospetti posso solo dire che è sempre stata un passo avanti e non ho altre scuse da offrire al riguardo.
Però posso aggiungere che non avrebbe mai coniato un abominio come "destrutturato" e che lo chiamava più semplicemente "dolce di mascarpone".

Di fatto è una crema da tiramisù servita in tazza e accompagnata con dei savoiardi. Io mi sono limitata ad aggiungere il torrone morbido, un altro grande classico delle nostre tavole di festa e un goccio di liquore al caffè, per completezza.

Crema di mascarpone in tazza con torrone morbido al cioccolato e liquore al caffè
  • tre uova
  • sei cucchiai di zucchero
  • tre etti di mascarpone
  • tre cucchiai di cacao
  • savoiardi (come trasformare una ricetta gustosa ma di poche pretese in una raffinata agonia? Fateli in casa. Qui c'è un bellissimo post di Pinella che, tra le altre cose, spiega anche come.)
  • torrone morbido al cioccolato Sorelle Nurzia
  • liquore al caffè
Sbattere i tuorli con lo zucchero e montare bene. Unire la crema al mascarpone.
Dividere la crema in due terrine e unire a una delle due il cioccolato amaro.
Montare a neve gli albumi, dividerli a metà e unirli delicatamente alle due creme mescolando dall'alto in basso con una frusta per non smontare.

MONTAGGIO
In dei bicchieri o in delle tazze trasparenti, perché si vedano i due colori, fare uno strato di crema scura e sopra uno strato di crema chiara.
Intingere in ciascun bicchiere due savoiardi, coprire di torrone spezzettato e terminare con qualche goccia di liquore al caffè.

***

UN PO' DI SILENZIO
Mi sono presa qualche giorno di silenzio per questo inizio di primavera.
Qualche giorno di silenzio per vivere un dolore prezioso e privato, per nutrimi delle sue gocce, per intesserlo nelle mie fibre, per conservarlo sul mio sguardo.

Avrei voluto parlarvi di un dolce antico per questa Pasqua, la pupa abruzzese che custodisce un uovo sul suo ventre, protetto da un intreccio di mani (intreccio che diventa una croce nelle pigne di Pasqua dell'Irpinia o negli hot cross buns inglesi che non a caso si regalavano alle giovani figlie in età da marito).

Volevo raccontarvi di Eva/Serpente, la madre di tutte le potnie, di società matriarcali e dei tanti volti e dei tanti nomi di quella dea madre -Iside, Artemide, Eostre- che è stata nel tempo ridimensionata nel panteon divenuto virile, relegata a ninfa prima, sublimata in Madonna poi, assorbita dalla liturgia cattolica infine, ma che ogni primavera si specchia nel nostro celebrare la vita, nel nostro festeggiare la terra greve che si riempie di figli e di fiori, ci strizza l'occhio tra le uova e i conigli che riempiono le nostre Pasque ancora pagane. Moderne odi ai colori, ai frutti, ai figli, al sole.

Lo farò prima o poi, forse il prossimo anno. Intanto spero che questi giorni di festa li abbiate passati sereni.