9 febbraio 2013

#mixandmatch: design in cucina.

Volevo raccontarvi di quella cottura nell’acqua e nel burro e niente, son qui con la febbre  che vivo di arance e fallisco nel riavere una vita al di fuori dal letto, per cui niente ricetta. Ne approfitto invece per inaugurare una nuova sezione del blog, un hashtag da tirar fuori di tanto in tanto per parlare di design in cucina.

mixandmatch HASHTAG it
Ovvero quel modo British di fare stile senza sforzo che si impara di solito a spese fatte. Quando va bene piccole spese. Nel mio caso sei pound e una litigata.

Premetto che non sono mai stata fan del matchy matchy, che mi piacciono le case venute su nel tempo e gli oggetti inaspettati con una storia alle spalle. E però mi ero incapricciata di queste tazze del Peter Jones. Così basic, così a righe, così giuste con quelle che già abbiamo. Le due con le righe sulla lavagna ci ha regalato il babbo per scriverci i messaggi. Le due con i fiocchi di neve grafici, finite prima di pensare che quattro era meglio. 

Decido che non ripeterò l’errore e me ne riporto una a ogni valigia. Una si rompe in viaggio, due le chiedo a Jacopo che va a Cambridge per lavoro. “Sei sicura che ce ne servano sei?” Sicurissima. Preciso per i non assidui che è vero che ci piace invitare amici per il tè ma che in questa casa siamo in due. E anche che ci stiamo stretti, che il mio entusiasmo arriva a ondate e che abbiamo due sedie ma sedici bicchieri.
mixandmatch ossessione tazze 
Poi tocca a me passare da Cambridge, dall’amica francese che non sa cucinare e mette su cene elegantissime con niente. Sono lì per aiutarla con delle misure e con il layout del suo nuovo monolocale. Ovviamente tiriamo le due a esplorare soluzioni e mi invita a restare per la notte. Traduco: riattraversare Londra sotto la pioggia per tornare al mio rental solitario o a svegliarmi con lei che per colazione avrà sicuramente brioche nanterre e marmellata di fragole. Difficile davvero.

Ed è qui che le vedo, la mattina dopo, mentre mi prepara il Kusmi Tea che devo assolutamente provare. Di porcellana fine, tutte diverse ma nient’affatto spaiate. Ne ho appena accumulate sei uguali in previsione di abbinamenti futuri, hai visto mai se ne rompesse una. La solita lezione di Londra: puoi sempre osare meglio.
Vista l’indigestione di cui sopra, cominciamo da un tè a righe in due versioni.

STRIPE AND TYPE TEA - indulgence
TYPE AND STRIPE 4
Me la sono rischiata e ho fatto una cosa che non si fa. I caratteri quadrati del bollitore insieme a quelli alti e leggeri delle tazze. Mi convince che abbiano la stessa boldness, in italiano sarebbe la grassettezza. L’altro azzardo sono le tazze di due tipi. Ma. C’è una stessa crispness che le accomuna, che in italiano sarebbe il nitore. Lo stesso nero sul bianco lucido, lo stesso spessore della porcellana, lo stesso profilo snello, non svasato, non bombato, dritto.

Sui pezzi grossi invece ho giocato facile. La spaziatura fra le righe del tostapane larga quanto le lettere sul bollitore, gli stessi angoli stondati, la luce che scivola nello stesso modo sul metallo, la scritta che di qua emerge e di là affonda, morbidamente. Vabbè, questa era come il pecorino con le pere.

STRIPE AND TYPE TEA - simpleTYPE AND STRIPE 1

Un solo pezzo forte e un solo tipo di tazze, tanto hanno entrambe carattere a sufficienza per non condividere la scena. Siccome tre font sono troppe, teniamo quelle a righe, con la zuccheriera che ripete con la luce le righe bianche su fondo nero. L’azzardo sono le scritte colorate sugli asciughini, a contrasto con quelle senza glifi del bollitore. Ovviamente potevano essere anche fucsia olimpiadidilondra, l’importante è che siano sature per tener testa al contrasto bianco-nero.

RIFERIMENTI
Li ho messi in fondo perché l’idea principale è di farvi tirare fuori quelle tazzine di zia Bettina che proprio vi danno l’acidità di stomaco e vedere se se ne può fare qualcosa di buono. Personalmente credo esistano pochi oggetti veramente terrificanti, così come pochi veramente iconici. Il resto sono buoni abbinamenti.

Se poi invece vi innamorate esattamente di quello che c’è in foto, a parte avere tutta la mia comprensione, sapete anche dove trovarlo.

Asciughini Word di Keith Brymer Jones
Mug con le lettere di Nordic Elements disegnate da Arne Jacobsen. Che c’era una mano felice dietro si capiva.
Mug Memo di  ASA selection
Zuccheriera Estetico Quotidiano di Seletti. C’è anche bianca ed è molto più elegante che nera ma in foto era una ciofeca. Cercatela dal vivo.
Bollitore Hot Kettle di Seletti. Babbo Natale, capisciamme.
Tostapane Architect di Dualit

Per chi se lo stesse chiedendo, questo non è un post sponsorizzato. Dualit, più chiara di così non posso essere. Se vi avanza un tostapane, io ne ho già parlato bene spontaneamente, ormai si può fare.