11 gennaio 2014

Le cinque migliori abitudini in cucina del 2013 (da mantenere nel 2014)


Se c'è un regalo che il cervello mi ha fatto per i trent'anni è stato scordarsi di aver mai formulato propositi di sorta, né per il 2013 né mai. Potrei ovviamente contraddirlo, ma non mi sembra saggio scoraggiare questo suo timido passo verso la zenitudine per cui non starò ad ammorbarvi con chissà che propositi nuovi (che poi dovrei dimenticare).
Quello di cui invece voglio parlarvi sono le buone abitudini che mi è capitato di prendere nel 2013 e che mi hanno cambiato la vita al punto da filtrare naturalmente nell'anno nuovo , resistendo allo shock del Grande Trasloco e alla pigrizia del dopo feste.
Ebbene, selezionate per voi:

Le cinque migliori abitudini del 2013

1) il simmer profumato alle spezie

Questo in foto tecnicamente è un Chai Latte ma passatemela, l'idea la stessa.  Nel primo caso si fa un tè leggero, si fa sobbollire per una mezz'ora con le spezie per profumarlo, si aggiunge il latte, si monta come un cappuccino e si beve. Nel secondo caso si evita di aggiungere il latte e si lascia sobbollire per profumare la casa ed epurarla da odori molesti. L'importante è farlo con poca acqua cosi la concentrazione degli oli essenziali di agrumi e spezie resta piuttosto alta.

LE MIE RICETTE PREFERITE
  • due dita di acqua, una o due bustine di Earl Grey, un limone non trattato a fette e qualche bacca di cardamomo
  • due dita di acqua, un arancia non trattata a fette, un chiodo di garofano, una grattata di noce moscata e un fiore di anice stellato
In entrambi i casi si fa bollire vivacemente finche l'agrume non diventa quasi trasparente e a quel punto si abbassa la fiamma e si fa sobbollire a oltranza. 

2) il taccuino delle cene
Questa fa tanto "crafty casalinga della provincia americana con smanie gestionali insopprimibili". Lo so. A mia discolpa posso dire che il taccuino in questione non ha subito maltrattamenti o scrapbooking di sorta. Ma da quando lo abbiamo introdotto la quantità di sofficini che finiscono col prendere il posto della cena perché c'era un'ultima vite da avvitare/un'ultima scatola da chiudere/un'ultimo appunto da prendere si è drasticamente ridotta.

Funziona così: la domenica mattina pomeriggio ci si mette dieci minuti a tavolino e si decidono piatto per piatto tutte le cene della settimana, pedantemente, senza fermarsi al mercoledì con un fiducioso "e poi si vedrà". Si fa la spesa aderendo meticolosamente alla lista e ci si accorge che si spende la metà, che le fughe last minute al supermercato spariscono e che si iniziano a mangiare anche a metà settimana piatti prima riservati ai soli ospiti (tipo il pesce spada al forno). 


3) le zuppe in barattolo (ma anche le polpette, i sughi...)

Questa è banale ma un volta provata non si torna indietro. Quando si fa la zuppa se ne fa doppia dose. Metà si mangia subito, metà va in barattolo. Si chiude e si fa bollire per un quarto d'ora per pastorizzarla (ma va comunque mangiata entro pochi giorni). Da provare nel 2014 nella sua versione anni '80: metà subito e metà in freezer, per evitarsi la sbatta della pastorizzazione. 

4) il giardino di crescione
Pungente, amaro, freschissimo. Insostituibile nei sandwich al cetriolo e nelle insalate di primavera. E' da quando sono tornata da Londra che mi sono data la missione "trovare il crescione per i finger sandwich da offrire alle amiche col tè". Ma siccome in Italia è cosa esotica e sconosciuta ai più, ero pronta a incassare il fallimento. 


E invece al Taste l'ho trovato. Sul banco di un ragazzo lungo e sottile, con un sorriso delicato come gli steli dei suoi germogli. Uno che è abituato a trattare con le piante e che riserva la stessa gentilezza alle persone che incontra. A parte il crescione ha un'infinità di altri semi e soprattutto l'unico germogliatore che ho mai visto che non sembra la versione sfigata di uno scolapasta di plastica ma piuttosto un piccolo giardino minimal da lasciare a vista in cucina. Anche economico tra l'altro. Visto, comprato e messo in opera nel giro di una sera.  NOTA: il germogliatore stylish funziona solo con semi mucillaginosi però, lo so che ve lo stavate chiedendo. 

5) il gelato personalizzato

Quando torno a Firenze trovo sempre un pretesto per un salto in gelateria. Gli amici che passano a sorpresa per il dopocena, le fruste che non funzionano e che nessuno ha mai veramente pensato di ricomprare, il Christmas Pudding arrivato con la valigia dell'amica sciccosa... 
La morale è sempre quella, invece della solita torta (o del solito vino), ho iniziato a portare (o a offrire) anche il gelato abbinato e le serate hanno preso un'altra piega. Funziona così: trovate una gelateria con un proprietario innamorato del suo lavoro che si diverte a inventare gusti nuovi al variare delle stagioni e a farvi provare le ultime novità. (Nel mio caso è la signora "de' Medici", che mi ricuce alle mia fiorentinità). Che il gelataio in questione sia anche una persona paziente aiuta. Passate a prendere il gelato a intervalli regolari e godetevi quella sensazione  assolutamente vintage di essere un "cliente affezionato".


PS: il bilancio ve l'ho risparmiato, ma un ciao a questo 2013 lasciatemelo fare.



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