16 maggio 2013

Storie d'acqua di Luca Pagliari. Impressioni di una tree-hugger in trasferta.

Sto per rifare outing, sono diventata una tree hugger.

Che la cosa fosse in germe da tempo puo' darsi, la conversione definitiva e' avvenuta sicuramente a Londra. Chiedersi cosa succederebbe se tutti gli studi di architettura e le copisterie del tuo ridente neighbourhood smettessero all'improvviso di riciclare la carta e diventare una che dice "greeeen" al posto di ecologico e' un attimo. 

O dove finirebbe la massa di cibo avanzato ogni sera nei cinque-supermercati-cinque della tua strada se non fosse svenduta o data in beneficenza. O quanto ci vorrebbe a soffocare la citta' con la plastica indifferenziata dei miliardi di sandwich a un pound e cinquanta di cui gli studenti come te si nutrono on a daily basis. Questo per spiegare come e' successo.

Luca Pagliari nell'Aula Magna del Liceo Scientifico Morgagni di Roma 

foto da storiediacqua.com
 

Immaginatevi quindi il mio entusiasmo quando ho ricevuto l'invito di Paola a partecipare al rumore su Twitter in occasione della tappa di Roma del progetto Storie di Acqua di Luca Pagliari. Un idea così buona, quella di Luca, che è cresciuta a ogni giro di boa. Doveva essere una ricerca sul tema delle sorgenti, ma quello che ha scoperto era così interessante che ne hanno fatto un documentario. 

Che hanno trasmesso sul National Geographic Channel. Che è diventato una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. Ma non una delle solite campagne tutta improntata al catastrofismo e al senso civico. Uno spettacolo che ti fa semplicemente vedere quanto non sia scontato avere quest'acqua che esce dal rubinetto quando lo giri, che ti fa sentire il rispetto di chi con l'acqua ci lavora e si impegna a custodire tutto il territorio che circonda una sorgente.



Ovvio che sarei andata. Anche se si trattava proprio di incontrarli gli studenti del Liceo Scientifico Morgagni, di vedere il documentario in mezzo a loro.
Se aiuta a contestualizzare io al liceo ero quella che aveva nove a greco, gli occhiali assimilabili ai connotati del viso e una collezione di golfini neri tutti identici. Quella che organizzava le gite ma poi non partecipava. Non avevo previsto che avrei rimesso piede in un liceo. E invece i ragazzi hanno saputo sorprendere il mio pregiudizio.

Con quell'aria un po' strafottente di default di chi non deve prendersela troppo per contratto. Di chi noi siamo noi e voi siete voi. Gli chiedi di parlare e sono timidi, ma poi si svelano se gli metti in mano un bigliettino. Attenti, incazzati, sognatori. Si rammaricano di non essere stati coinvolti anche loro su Twitter, col senso pratico disarmante dei più giovani. Scrivono parole a cavallo tra il "ti faccio contenta prof" e la poesia. Danno tutta l'impressione di essersela presa a cuore invece questa faccenda dell'acqua.







E IO COSA HO IMPARATO?

  1. I bunker di James Bond esistono davvero. Solo che non c'è la Spectre dentro ma le sorgenti di acqua minerale. Le sorgenti dell'acqua che beviamo sono inavvicinabili, protette da tunnel di acciaio e porte blindate che nemmeno Fort Knox. 
  2. Chi attinge a una sorgente per imbottigliare l'acqua si occupa di proteggere tutto il territorio circostante. 
  3. Non è vero che l'acqua rientra subito nel famoso ciclo. Per questo è importante non sprecarla. 

E IO COME MI IMPEGNO?
Due trucchi cavoliamerenda style 

  1. Visto che l'acqua salata della pasta non si presta a innaffiare le piante, la pasta la farò risottata più spesso. 
  2. Guardate che ho trovato a Londra? Un tappo per la doccia che ti segnala quando stai esagerando con l'acqua. Lo volevo da una vita, ora lo compro davvero. 

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