Perché ho chiamato "alla partenopea" delle semplici trofie pomodorini e basilico? In onore della mia pizza preferita, la partenopea appunto? Anche. Ma soprattutto perché non passasse sotto il silenzio di un nome banale una ricetta di una semplicità sconcertante quanto sconcertante è il risultato. Premetto: io non amo la pasta al pomodoro. E' un sapore troppo piatto, a quel punto preferisco la pasta con un po' d'olio e basta. Ma questa non è pasta al pomodoro. E' l'esaltazione di una semplicità autoportante, un'invettiva contro l'ingrediente inutile e infine un'estratto di estate reso salsa, una salsa ottimamente bilanciata tra l'altro: l'acidulo del pomodoro, il tannico dell'olio, la sapidità dell'aglio. E nient'altro.
- due spicchi d'aglio
- un ramo di pomodorini pizzutelli
- olio evo
- basilico
- burrata o nodini di fiordilatte (assolutamente facoltativo)
Scaldate l'aglio in poco olio extravergine d'oliva robusto. Aggiungete i pomodorini tagliati a filetti e fate andare dolcemente per qualche minuto.
Qui è più vero che mai che la perfezione sta nei dettagli: l'aglio scaldato ma non soffritto, i pomodorini né crudi né cotti, quel tanto che basta a fare del loro succo e dell'olio un'emulsione densa e perfetta. Condite le trofie scolate molto al dente e solo se volete aggiungete la burrata o il fiordilatte e lasciate ammorbidire appena prima di servire. *pizza alla partenopea: lievitazione naturale, pomodorini a filetti, basilico, burrata a fine cottura.
AGGIORNAMENTO: ho scoperto recentemente che di questo "sughetto finto" (così si chiama in Abruzzo, dove "finto" sta per "senza carne") esiste più di una versione ufficiale nonché canonizzata dal nome di uno chef.
Chi fosse interessato a saperne di più sulla querelle gastronomica intorno a questo piatto qui trova l' interessante approfondimento di Anice e cannella sui vari modi ortodossi di prepararlo.
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