in senso orario: la vista dal Miradouro da Graca, la Chapelaria Azevedo Rua, il Monastero dei Geronimiti a Belem |
Sono in partenza e non lo sapevo.
Non che non mi ricordassi che verso fine aprile J come Giobbe ed io celebriamo una ricorrenza ad alta densità di cuori e putti che spargono a larga mano petali di rose sul nostro cammino. Anzi, per l’occasione scende dal piedistallo anche quello del giardino che normalmente ospita una begonia sulla testa.* E’ che avevamo esaurito
*Per chi se lo chiedesse, preciso che il putto è stato messo a dimora in giardino dai legittimi padroni di casa e non da noi. Come anche la Madonna con la corona di led.
in senso orario: Il Terreiro do Paco, la Se con il tram 28, la Pastelaria de Belem dove sono stati inventati i Pasteis de Nata |
E invece domenica parto.
Con mezzi valori sballati da settimane, una nausea che mi parla e l’ultimo pasto che ho consumato che era una pastina all’olio così bavosa che non ne mangiavo una uguale dai tempi della scarlattina ricorrente. Ma che sono spesso a un passo dalla rottamazione si sapeva e considerando che pensavamo di passare la settimana dell’anniversario a grattare l'intonaco della casa nuova è già tanto che andiamo.
La meta non è Lourdes ma ammetto che sarebbe stata una buona idea. E’ un posto caldo tutto in salita che mi permetterà di sfoggiare i dieci chili che ho appena preso con la disinvoltura di una Audrey in vacanza e di sudare come un bue da macello nella settimana più romantica dell’anno cavoli-a-merenda.
in senso orario: la piazza del Rossio, la Confeitaria Nacional, la stazione centrale |
E’ una città che emoziona con la luce, più della nebbia di Parigi, più del verde della Moldava, una città che “al sole scintilla”. Ma non vi dico chi l’ha scritto perché sennò la indovinate subito. E’ una città con abitudini proprie e ritmi lenti, una città di ventagli che si allargano sul porfido delle strade lucenti e tra le mani delle vecchie signore. E’ una città di blu che si ripete nell’estuario del fiume, sull’orizzonte sempre presente dell’oceano, sulle mattonelle disegnate che rivestono le facciate. Di case fresche dentro e accese fuori, di vicoli pieni di ombra silenziosa e di facciate squillanti di colori.
in senso orario: il lungo Tago al quartiere Oriente, la chiesa di N. S. da Graca, il lungo Tago al quartiere Oriente |
Una città dalla lingua che suona inaspettatamente dura, che ti rassicura per scritto con la sua lentezza latina ma poi la senti e non capisci se devi scendere o no della metro. Che sulla mappa diceva Terreiro do Paço e la speaker ha detto Trriirdpaaz_u. Che cerchi ingenuamente i francobolli come “selus” e, a parte il fatto che nessuno li tiene, devi avere un conato per pronunciarlo in modo comprensibile a un locale. Cioè Tsii_lsh
Una città dove i lustrascarpe esistono ancora, dove le vecchie vendono il pesce dalle ceste, dove i bambini sono ancora “creature” e i loro vestiti nei negozi sono ridondanti bomboniere di lino freschissimo. Una città dove si gioca a carte la notte sui tavolini comunali, dove si guarda il cielo dal buco nel tetto di un convento, dove se entrate in una rosticceria e chiedete cosa c’è in un piatto a caso, la risposta è sempre e comunque baccalà.
in alto il magnifico Convento do Carmo |
Una città che dovete assolutamente visitare prima di scomodare mete troppo esotiche, troppo distanti, troppo inaccessibili. Una delle meno care d’Europa, tra l’altro.
L’avete riconosciuta? Sennò tra una settimana ve lo dico io.
A proposito di questo: a parte il terzo e ultimo post della saga del mese del diabete programmato per mercoledì, ci risentiamo tra una decina di giorni con la guida foodie e alcune indicazioni sui dintorni che non dovete assolutamente perdere quando ci andate. Se invece volete qualche anteprima real time del viaggio la trovate da domenica su Instagram, compatibilmente con la disponibilità della rete che troveremo. Per chi non ha Instagram le foto sono visibili dal pc cliccando su questo link.
la vista dal Miradouro di Santa Lucia |
Le foto di questo post sono sempre mie, ma di qualche anno fa.
Se mi dite che adesso sono migliorata mi fate felice. Mentite.
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