23 novembre 2009

Qualcuno direbbe rive gauche.

Sarà che nella luce di novembre Firenze si veste di un'aria più intima e lusinghiera, sarà che è tanto che volevo farlo, ma ho una gran voglia in questi giorni di parlarvi della città invece che di ricette, e dei posti che non dovete perdervi quando vi capita di passare di qui.


Comincio proprio dal cuore; dal centro, direte. Invece no, da Oltrarno.
A differenza di Borgo San Jacopo, che con le sue preziose botteghe antiquarie appare come un prolungamento naturale del centro oltre Ponte Vecchio, come inizia borgo San Frediano siamo davvero di là d'Arno, in una Firenze diversa, più raccolta e più vera.

Il quartiere di Oltrarno è sempre stato in un suo modo personalissimo un quartiere di avanguardia.

E' vero, è qui che si viene a mangiare la fiorentina autentica, il lampredotto migliore o il raveggiolo delle crete senesi. Si ragiona col commerciante di fiducia, si mangia sulla carta paglia seduti accanto a illustri sconosciuti e si intavolano con loro lunghe discussioni di cucina o di politica.
E' tutto vero.


In nessun altro posto si è conservata meglio l'anima di Firenze come in questi vicoli. Eppure è proprio in questo calderone della fiorentinità che la città si aggiorna, si rimodella, ritrova la vecchia identità cercandone una nuova: qui la città ha aperto il suo primo club di cucina e cultura giapponese, adesso eccellente ristorante, qui si mangiavano i felafel quando ancora nessuno sapeva cosa fosse un kebab, qui la città continua a fare i suoi esperimenti.
Non è un caso che due su tre dei punti vendita del libro del cavoletto (il Santo Bevitore e Dolce Emporio) siano tra queste strade, né che qui abbia aperto I ragazzi di Sipario, trattoria gestita da ragazzi con handicap intellettivi o sensoriali.


Da tutto il quartiere è ben visibile la piccola cupola di tegole rosse della Chiesa di Cestello, che dà il nome a una piccola piazzetta silenziosa affacciata sull'Arno. Dà il nome anche a un teatro, un piccolo teatro con le "seggiole" di legno dove la compagnia il "Cenacolo dei Giovani" (erede della storica compagnia di attori fiorentini di Wanda Pasquini e Giovanni Nannini  ora sotto la direzione di Manuelita Baylon e Remo Masini) mette in scena periodicamente le commedie della tradizione, rigorosamente in vernacolo. Occasioni da cogliere con entusiasmo e, forse, un pizzico di malinconia.



Vi segnalo:
Ristorante Momoyama Borgo San Frediano 10, Firenze
Teatro di Cestello piazza di Cestello, Firenze

Prossimamente: "quattro passi in Borgo San Frediano"!


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