9 giugno 2009

Una perfetta panna cotta (con la gelatina)

Si fa presto a dire panna cotta.
Ma provate a ordinarla in trattoria una panna cotta, in un posto che vi piace s’intende.
Magari la loro “crostata tiepida di pere e cioccolato con colpo di coda dello chef” è l’ottava prelibatezza del mondo moderno oppure è la “zuppa inglese fatta come una volta, ma diciamo per davvero” a raggiungere vette di squisitezza che credevate inesplorate; ma la panna cotta… la panna cotta avrà qualcosa che non va.
Già ma cosa? Quasi sicuramente sarà troppo densa, se siete sfortunati quasi gommosa. E nella rara eventualità in cui non lo sia c’è troppo zucchero e allora saprà solo di quello. Oppure sa di latte e non di panna, ma questo davvero nei casi migliori.

Recentemente ne ho mangiata una perfetta, non in un locale ma in una casa privata. Il suo creatore (non lo si può chiamare altrimenti) è un garbato signore siciliano che ha ai fornelli il tocco felice che re Mida aveva sul metallo.


“Ma come l’ha fatta?” non ho evitato di chiedergli.
“Ma niente, è una semplice panna cotta”
Appunto. Ho insistito e mi sono fatta spiegare per filo e per segno i suoi gesti e le sue dosi sperando di catturare un sogno.

Ecco le sue indicazioni, sono di una banalità sconcertante ma seguitele con cura.


Per quattro persone davvero molto costumate o per due di golosità media:

  • 250 ml di panna fresca da montare (controllate che non ci sia carragenina, aggiungo io)
  • un cucchiaio colmo di zucchero
  • un foglio di gelatina piccolo
Mettete la gelatina a bagno in acqua fredda per qualche minuto. Fate sobbollire appena la panna a bagno maria in un pentolino, aggiungete lo zucchero e il foglio di gelatina ben strizzato. Mescolate bene a fuoco spento finché sentite lo zucchero. Trasferite negli stampini facendo passare attraverso un colino fine. Tutto qui.

Nota: già un’altra volta avevo assaggiato una panna cotta deliziosa in un ristorante della campagna toscana e anche allora avevo fatto la mia inopportuna richiesta:
“Ma come l’ha fatta?” La risposta era stata anche allora “Ma niente, è una semplice panna cotta”. Anche allora avevo insistito: “Ma ha qualcosa…” “La faccio all’uso torinese, facendo sobbollire insieme alla panna una scorza di limone”.
Da tenere presente.


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