17 dicembre 2012

Tornare a casa con un sacco di novità. E trovare un’epidemia di ice cream concept store da non perdere!


“E’ che il tuo era un blog di cucina e una cucina a Londra non ce l’avevi”. 
Per non parlare di una vita al di fuori del design, di una frusta elettrica o di un mercato dove comprare bietole fresche senza lasciare in pegno un rene. Considerando che ho portato in borsa per nove mesi gallette di avena come modulo base della mia alimentazione questa potrebbe essere una spiegazione. 
“L’hai già detto, anche delle gallette. Quando mai tu qui hai parlato solo di cucina? Trovane un’altra di scusa per favore”



C’era che stavo dimagrendo, un sacco, e che in due anni avevo  postato si e no quattro torte. 
C'era che foto sapute fare mai avute. Un sottopiatto per ogni giorno dell’anno nemmeno. E neanche lo smartphone. Eresia.

C'era che mi sentivo un pesce fuor d’acqua in un modo di fare internet che non riconoscevo. Un moltiplicarsi di invidiami.com, di compro quindi sono, di guarda quant’è bella la mia cucina/la mia casa/la mia famiglia/la mia pattumiera/la  mia unghia incarnita e soprattutto seguimi in tempo reale ovunque.
C’era che dovevo ricominciare con un post significativo e l’unico compleanno di cui dispongo era  già  passato o troppo lontano. 
C’era il layout grafico superato. “Incompatibile con la mia professionalità nuova. Mi SERVE almeno un logo…”
La verità è che non mi sentivo all’altezza del carosello che era diventata la mia vita di Londra. Di fotografarla, di raccontarla, di catturarla con l’intensità con cui faceva girare la testa a me. 
Delle vostre aspettative, del vostro affetto, delle vostre mail. Della piena di “dove sei finita”, “che cosa stai facendo”, “ci manchi”. Non avevo una risposta adeguata. Mi stavo facendo attraversare dalla vita in pieno petto senza ritagliargli un abitino glam con le forbici da carta.

“Ma cosa gli dico adesso, dopo tutti questi mesi?”
“Intanto digli che sei tornata”
Stampa fotografica via BasicDesign su Etsy.
Sono tornata, per la precisione a Roma. Ridipinto/sverniciato/rivestito febbrilmente ogni centimetro utile di casa per un numero di mesi sproporzionato alla superficie calpestabile della stessa, finalmente salgo a Firenze con regolarità e ho avuto modo di andare in esplorazione con una certa accuratezza. Per amor di cronaca, s’intende.  
Che non ho smesso di pensarvi un attimo mi sembra si sia capito quindi non insisterò oltre su questo punto. 
A proposito di ice cream concept store invece, una parte di me  l’ha scritto per farvi dire “ma guarda questa, torna da Londra e non sa più dire gelateria.” L’altra parte, quella che vede opportunità dappertutto, ha proprio notato un sacco di modi nuovi di vendere il gelato, startup che creano tessuto sociale dove prima vivacchiavano negozietti anonimi, altro che gelaterie.  
Ve ne segnalo due che secondo me  non dovete assolutamente perdere quando passate di qui. Come sempre, indirizzi, suggerimenti e critiche sono i benvenuti. 

Mordilatte

via dei Servi 10 rosso & via d'Annunzio 105


Gelato da mordere: sandwich dolci, cialde al semifreddo sullo stecco, torte in vasetto e gusti stagionali che cambiano spesso. Per l'inverno la mucca sul volantino si è messa la sciarpa e ha aggiunto al menù la cioccolata calda. Andarci con l'idea di tornare bambini.


Le Parigine 

via dei Servi 41 rosso

Gli unici a Firenze a riproporre le vecchie "Parigine" , due cialde croccanti  che racchiudono un ottimo gelato artigianale. Andateci nel primo pomeriggio perché le cialde fresche finiscono  presto. Parlo per esperienza.